Rischio Sismico
(tratto dal sito del Dipartimento di Protezione Civile)
Il territorio italiano si estende su più placche tettoniche, il cui movimento reciproco genera periodicamente dei terremoti. Per tale motivo il nostro Paese è ad alto rischio sismico.
Occorre inoltre considerare che i terremoti vanno a colpire un patrimonio edilizio che per buona parte, soprattutto nei centri storici dei nostri numerosi comuni, risale a epoche antiche, quando ancora non si conoscevano le tecniche di costruzione antisismica.
Si calcola pertanto che 20 milioni di italiani siano potenzialmente esposti al rischio sismico.
Il terremoto è un fenomeno non prevedibile e generalmente di breve durata (qualche decina di secondi), ma che può avere effetti devastanti, come la storia anche recente ci ricorda. L’impossibilità di prevedere i terremoti determina, ancor più che per gli altri rischi, la necessità di un’accurata ed estesa opera di prevenzione.
Ogni evento sismico di rilievo anche fuori dal territorio italiano, viene monitorato dalle reti di rilevamento coordinate dal Dipartimento (RNSC dell’INGV). Il Dipartimento possiede anche una sua rete di rilevamento in grado di registrare gli eventi più forti: (RAN – Rete Accelerometrica Nazionale).
Sismicità dell’area fiorentina
L’analisi dei dati delle registrazioni sismiche evidenzia che in Italia ogni secolo avvengono circa 100 terremoti di magnitudo 5.0-6.0 e circa 10 con magnitudo superiore a 6.0; l’intensità di tali eventi è tale da provocare vittime e arrecare gravi danni al patrimonio abitativo e culturale del paese (CFTI, 1985). Nel XX secolo sono già avvenuti in Italia 6 terremoti con magnitudo superiore a 6.5.
La principale fonte d’informazione per quanto riguarda lo studio e la caratterizzazione della pericolosità sismica di un’area è costituita dai cataloghi storici, vere e proprie banche dati di eventi sismici.
La stima dell’intensità di un evento del passato non è immediata, ma richiede un lungo percorso ricostruttivo; in genere viene effettuata attraverso la valutazione e l’analisi dei danni che questo ha provocato; per ricostruire la data di accadimento di un evento sismico e la sua intensità vengono utilizzate fonti costituite da cronache scritte, registri e diari delle abbazie o lapidi negli edifici di culto.
Gli ultimi 20 anni di registrazioni strumentali sul territorio italiano della rete sismica nazionale permettono di definire le linee principali della sismicità locale, evidenziando nel territorio fiorentino un rilascio dell’energia sismica prevalente lungo la zona di catena appenninica. Il 10% dei terremoti è associato ad una profondità ipocentrale di 15km e i valori di magnitudo locale (ML), sempre inferiori a 5, sono centrati intorno al valor medio di 2.
La distribuzione energetica dei terremoti segue una distribuzione di potenza ben definita, mentre gli eventi più importanti sono stati registrati nell’aree del Mugello con magnitudo registrate intorno a 4. Numerosi terremoti di piccola intensità si sono registrati nella pianura alluvionale di Firenze – Pistoia.
I Principali eventi storici nell’area fiorentina si ubicano nel bacino del Mugello dove nel 1919 si verificò il terremoto più importante e distruttivo di questa zona dell’Appennino settentrionale. Anche a Firenze, in base alle ubicazioni da catalogo, risulta epicentro di importanti terremoti avvenuti in epoca storica, la cui magnitudo stimata è risultata comunque inferiore a 5 ML( Gruppo di lavoro CPTI, 1999).
L’analisi dei dati a disposizione e delle fonti bibliografiche, riguardo a eventi sismici che hanno causato danni nella città di Firenze, ha permesso di caratterizzare quello che viene chiamato “terremoto di progetto”, cioè l’ipotetico evento sismico più probabile per una data area.
Dal punto di vista sismogenetico, l’area fiorentina appare storicamente sede di una moderata attività sismica che portato a terremoti locali con Imax = VIII grado della scala Mercalli-Cancani-Sibel.
La ricostruzione del campo macrosismico all’interno di un centro urbano costituisce preludio alla cosiddetta “microzonazione sismica”, l’individuazione cioè delle aree con differente risposta sismica e quindi diversa intensità massima risentita. Ciò è dovuto a fattori molto locali, costituiti prevalentemente da forti differenze composizionali del substrato di fondazione, che causano comportamento geologici anomali, oltreché a metodologie costruttive diverse.
Dalle carte che riportano i danni subiti dalla città di Firenze in occasione del terremoto del 1895 e 1919 appare che le zone di maggior danno sono uniformemente distribuite, ma si concentrano nei quartieri della Cure, di San Jacopino, di San Salvi, di San Frediano e di San Niccolò; per quanto riguarda la zona interna alla cerchia dei viali, le zone maggiormente danneggiate risultano essere Santa Croce, San Gallo e Piazza della Libertà.
(Fonte : Sismicità dell’area fiorentina – Massimo Coli, Maurizio Ripepe & Pietro Rubellini)
Cartografie e Tabelle di Riferimento
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C22 carta pericolosità sismica |
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C23 carta fattore di amplificazione sismica |
Norme di Comportamento
Norme di comportamento per i cittadini Rischio Sismico (pdf)
Risks of snow and ice